O Dio, che ci hai riuniti per celebrare la santa Cena
nella quale il tuo unico Figlio, prima di consegnarsi alla morte,
affidò alla Chiesa il nuovo ed eterno sacrificio,
convito nuziale del suo amore,
fa’ che dalla partecipazione a così grande mistero
attingiamo pienezza di carità e di vita.
(Colletta, Messa In Cena Domini)
Sul far della sera, nell’ora più opportuna, si celebra la Messa “In Cena Domini”, con la partecipazione piena di tutta la comunità locale.
La Santa Comunione ai fedeli si può dare soltanto durante la Messa; ai malati, invece, si potrà portarla in qualunque ora del giorno.
Il tabernacolo deve essere vuoto. Per la comunione del clero e dei fedeli, si consacri in questa Messa pane in quantità sufficiente per oggi e per il giorno seguente (cf. MR, pag. 135).
CELEBRAZIONE EUCARISTICA
Riti di introduzione e liturgia della Parola
Monizione d’inizio
La celebrazione della Cena del Signore introduce la Chiesa nel Triduo pasquale. Con particolare intensità siamo invitati a prendere parte al memoriale della vera Pasqua, rivivendo nella fede il passaggio di Cristo da questo mondo al Padre, lui che ha amato i suoi fino alla fine (cf. Gv 13,1). Lasciamoci raggiungere da questo amore infinito ed eterno, che si dona e si consegna: è il testamento di Gesù, il distintivo del discepolo, l’anima più profonda del ministero ordinato.
Gloria
Durante il canto dell’inno, si suonano le campane. Terminato il canto, non si suoneranno più fino alla Veglia pasquale (MR, pag. 135).
Omelia
Nell’omelia si spieghino ai fedeli i principali misteri che si commemorano in questa Messa, e cioè l’istituzione della Santissima Eucaristia e del sacerdozio ministeriale, come pure il comandamento del Signore sull’amore fraterno (MR, pag. 136).
Lavanda dei piedi
Dove motivi pastorali lo consigliano, dopo l’omelia ha luogo la lavanda dei piedi (MR, pag. 136). Essa intende esprimere il gesto compiuto da Gesù nel Cenacolo, ossia il suo donarsi “fino alla fine” per la salvezza del mondo. Tutti i membri del popolo di Dio possono essere scelti per ricevere la lavanda dei piedi; si raccomanda inoltre che ai prescelti venga fornita un’adeguata spiegazione del significato del rito stesso (cf. Lettera di papa Francesco al Prefetto per la Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti sul rito della “lavanda dei piedi”, 20 dicembre 2014).
Durante il rito si cantano alcune antifone scelte tra quelle proposte dal Messale Romano (pp. 136-137) oppure altri canti adatti alla circostanza.
Preghiera universale
Subito dopo la lavanda dei piedi – quando questa ha luogo – oppure dopo l’omelia, si dice la preghiera universale (MR, pag. 138).
Liturgia eucaristica
Presentazione dei doni
Si curi con particolare attenzione la presentazione dei doni. Come indicato dal Messale Romano, si disponga la processione dei fedeli che portano, insieme con il pane e il vino per l’Eucaristia, doni per i poveri (cf. MR, pag. 138). Tale gesto, compiuto al termine della Quaresima, si armonizza con i misteri celebrati e annunciati nell’omelia e può essere adeguatamente introdotto e raccordato a tutta la celebrazione da una sobria monizione.
Racconto dell’istituzione
Oltre il prefazio, si potrebbe valorizzare con il canto il racconto dell’istituzione (cf. MR, pp. 1072-1075; 1116-1119).
Comunione eucaristica
In questa sera, con l’ausilio di ministri ordinati e di ministri straordinari della Comunione, si invita a distribuire l’Eucaristia sotto le due specie: la comunione anche al calice (per intinzione o bevendo dal calice, cf. OGMR 285-287) esplicita meglio la volontà di Gesù il quale ha consegnato la memoria della sua Pasqua nel mangiare il Corpo e nel bere il Sangue dell’alleanza (cf. OGMR, pag. 281).
Reposizione del Santissimo Sacramento
Dopo l’orazione, come indicato nel Messale Romano (cf. MR, pp. 143-144) si forma la processione che accompagna il Santissimo Sacramento al luogo della reposizione. Si esortino i fedeli a dedicare un po’ di tempo della notte all’adorazione davanti al Santissimo Sacramento.
Segue la spoliazione dell’altare. Se è possibile, si rimuovano le croci dalla chiesa; quelle che rimangono in chiesa è bene velarle.