4 marzo
III Domenica di Quaresima

Parola di Dio

Es 20, 1-17: La legge fu data per mezzo di Mosè
Sal 18: R. Signore, tu hai parole di vita eterna
1 Cor 1, 22-25: Annunciamo Cristo crocifisso, scandalo per gli uomini, ma, per coloro che sono chiamati, sapienza di Dio
Gv 2, 13-25: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere

 

Commento

Con la terza domenica si entra in una seconda fase del cammino quaresimale, il più caratterizzato di ogni ciclo liturgico. Infatti, se le prime due domeniche hanno sempre i brani delle Tentazioni e della Trasfigurazione, secondo i tre evangelisti sinottici, a partire dalla terza domenica ogni ciclo liturgico propone un cammino differente. Prosegue invece il cammino delle prime letture sul tema dell’alleanza.

Nell’anno B la terza domenica è caratterizzata dal brano evangelico della cosiddetta “purificazione del tempio” (Gv 2,13-25) e dalla prima lettura che riporta le Dieci Parole (Es 20,1-17). Nella seconda lettura (1Cor 1,22-25) Paolo indica ai Corinzi la logica alternativa del Vangelo che si rivela in «Cristo crocifisso». Un testo che ci aiuta a leggere in chiave pasquale e cristologica sia il Decalogo e l’alleanza del Sinai, sia l’episodio della purificazione del Tempio, collegando entrambi i testi all’esistenza dei credenti.

Nel Vangelo di Giovanni il brano che tocca il tema del rapporto tra Gesù e il Tempio, a differenza dei Sinottici che lo collocano dopo l’ingresso trionfale in Gerusalemme, viene collocato immediatamente dopo al “prologo narrativo”, all’inizio del racconto giovanneo e del ministero di Gesù. Non si tratta di un fatto casuale, ma indica come questo racconto nel Vangelo di Giovanni occupi un ruolo del tutto particolare.

Molti sono i riferimenti alla Pasqua, che creano un’inclusione tra questo brano programmatico che si colloca all’inizio e i racconti della passione, morte e risurrezione che chiuderanno il Vangelo. Innanzitutto tutto accade durante la festa di Pasqua (Gv 2,13). C’è poi l’intervento dell’Evangelista stesso che sottolinea come le parole pronunciate da Gesù in questa occasione verranno ricordate dai suoi discepoli dopo la sua risurrezione e saranno fondamentali per la fede in lui (cf. Gv 2,22).

Ma il tema fondamentale che unisce l’episodio del Vangelo di questa domenica alla Pasqua di Gesù è l’identificazione del Tempio, come luogo della presenza di Dio e dell’incontro con lui, e il corpo stesso di Gesù (cf. Gv 2,21). Nel prologo di Giovanni si afferma che la Parola «si fece carne (sarx)» (Gv 1,14) e che il Dio che nessuno ha mai visto si è fatto raccontare dal Figlio unigenito (Gv 1,18). Ora nel racconto della “purificazione del Tempio” Giovanni afferma che quando Gesù parla del Tempio si riferisce al suo corpo (soma). Dio si racconta e si manifesta nella carne del Figlio, un corpo che dovrà essere distrutto e riedificato in tre giorni. Ma soprattutto Dio si racconta nella Pasqua di Gesù, nella sua vita donata per la vita degli altri.

Il mercato (cf. Gv 2,16) è il luogo del commercio, del guadagno, dell’interesse. Dio si rivela invece nei gesti di gratuità, di amore e di dono di sé. È nel corpo di Gesù che si manifesta questa logica pasquale nella quale Dio si rivela e si lascia incontrare; è questo il culto che Dio cerca (cf. Gv 4,23).

Nella prima lettura incontriamo il testo fondamentale dell’alleanza sinaitica, le Dieci Parole. Nell’introduzione alle Dieci Parole (Es 20,2) troviamo i tratti fondamentali che ci servono per l’interpretazione del testo. Dio ha suscitato, creato, fatto la libertà di Israele per concludere con lui un’alleanza. Ma ancor prima di stringere l’alleanza con il suo popolo, Dio ha voluto un interlocutore libero e vuole che tale interlocutore rimanga libero. Il Signore vuole che Israele non sia solamente libero dalla schiavitù opprimente degli Egiziani, ma desidera una libertà radicale, vuole sradicare ogni connivenza con la schiavitù, ogni tentazione di preferire la schiavitù alla libertà del suo servizio. Per questo prima di ascoltare la parola del suo Dio Israele deve fare memoria della nascita della sua libertà, che Dio desidera prima di ogni altra cosa.

Ma il Signore non è solamente un Dio liberatore, egli è anche un Dio geloso. La gelosia di Dio è un tratto dell’amore umano che la Bibbia ebraica usa per parlare dell’amore di Dio per il suo popolo. La “gelosia” di Dio, però, non è il frutto di un amore possessivo. Nasce da un amore autentico che non rimane indifferente davanti alle scelte dell’altro. Dio soffre perché, mentre vorrebbe manifestare la sovrabbondanza del suo amore fedele (chesed), è costretto a prender atto che le ferite inflitte dal suo popolo alla sua libertà si trascinano per generazioni (cf. Es 20,5) e non si rimarginano subito, ma occorre tempo.

Nel nostro itinerario della Quaresima questa legge di libertà ci indica un aspetto fondante del nostro rapporto con Dio: la chiamata a liberarci dalle schiavitù, anche da quelle più raffinate e profonde. La Quaresima è il tempo per la guarigione delle ferite alla nostra libertà di figli. Oggi, per noi, l’uomo in relazione libera con Dio, risplende sul volto del Figlio. Egli è il Tempio del nostro incontro con Dio. In Gesù, nella sua vita e nella sua morte per noi, si manifesta quella potenza e sapienza di Dio di cui parla Paolo nella seconda lettura.